Monica, passionale da morire
Parla la protagonista di "Femmina", storia per il grande
schermo diretta da Ferlito e scritta da Patroni Griffi
"Vittima di un marito padrone, divento una donna dark"
Monica, Femmina dark. Trabocca di passione, quella che non può più ottenere dal suo marito-padrone, cieco partner di un menage che lui stesso ha distrutto, ha sminuzzato in ritagli di noia, di accoppiamento-routine, di insopportabili tic domestici, di violenza psicologica nei confronti della sua Silvia, moglie e madre, che infine ritrova se stessa nell'amore per uno sconosciuto. Questo marito va eliminato: è la parola d'ordine di Monica Guerritore che torna al cinema, protagonista della pellicola-noir (da domani nelle sale) di Giuseppe Ferlito, al suo primo lungometraggio, interpretato dal debuttante Roberto Farnesi, scritto in tempi record da Peppino Patroni Griffi e voluto da Rita Cecchi Gori ("un pomeriggio con Enrico Lucherini - racconta l'attrice - gli parlai della storia di un riscatto, della rivincita di un'anima abbattuta da migliaia di micro-svalutazioni quotidiane. Lei rimase entusiasta e pochi giorni dopo eravamo sul set "). Sangue, adulterio, sesso, bugie e videotape, pulsioni impazzite. Monica si confessa.
Come Nasce "Femmina"?
Passavamo lunghe notti insonni, non lavoravo, avevo appena finito di
girare "La Lupa". Mi venivano in mente quelle storie di passione da
cronaca nera. Pensavo alla Guerinoni, agli amanti di Capriolo, alla Circe della
Versilia, ma allo stesso modo a film come "La fiamma del peccato"
o "Il postino suona sempre due volte" e mi chiedevo: è possibile
che oggi, nell'era multimediale, massmediologica, "politically correct",
ci sia spazio per sentimenti così travolgenti, incontrollabili? Ecco,
il film sbatte in faccia al pubblico un meccanismo "animale" nel quale
tutti noi possiamo riconoscerci e ritrovarci.
Lei che risposta si è data?
Quella che viene raccontata in Femmina. Una donna, tradita e angustiata dal
marito-mostro, che improvvisamente decide di rivendicare la propria femminilità
perduta. Si innamora di uno sconosciuto e si abbandona all'adulterio. Un uomo,
quando smette di amare la sua partner, commette un piccolo-grande omicidio.
E una separazione non basta più.
Perché un titolo così sensuale? C'è chi parla
di un rimando erotico, porno.
Ci ho riflettuto a lungo, e ho pensato che in fondo lei non è né
madre, né moglie ma esprime la femmina che è dentro di noi. Quanto
al porno, ho 25 anni di serio e duro lavoro alle spalle, e non permetto a nessuno
di affermare di aver mai girato né di voler interpretare un film porno.
Una tale follia d'amore può scadere nel ridicolo?
Se in questo film ci fossero per assurdo anche solo venti minuti di bel cinema
io sarei soddisfatta. Perché è sempre più difficile raccontare
una storia di oggi che non abbia le motivazioni del nulla.
E' vero che vorrebbe incontrare la Assoni, l'amante di Capriolo?
Mi piacerebbe parlare da sola con lei, ma unicamente per chiederle cosa può
portare una donna a sentimenti così estremi.
Lei ha sempre amato le grandi storie passionali, soprattutto a teatro.
E se le proponessero una commedia?
La comicità mi interessa poco. Semmai sarei più portata a scegliere
un film grottesco sul tipo di Fargo.
Sta lavorando a qualche progetto?
Vorrei portare al cinema la storia di una donna costretta ad una grande scelta,
dove la motivazione morale abbia il sopravvento su tante, comode giustificazioni.
E "Senso" dal racconto di Boito a che punto è?
Si tratta di un lavoro molto grande e complesso che sarà diretto da Gabriele
Lavia e il cui costo si aggira attorno agli otto miliardi. Si stanno cercando
dei coproduttori per questa storia che vuole essere fedele al romanzo più
che al film di Visconti.
Chi vorrebbe come partner?
Mi piacerebbe Brad Pitt. Ne parlai con lui quando venne in Italia a presentare
Sette anni in Tibet ma fu una delusione. Non aveva mai sentito parlare di Visconti
né tantomeno di Senso.