“...Assistere ad uno spettacolo teatrale, così come l'ascolto di una musica, o la visione di un film o la lettura in solitudine di un libro è sempre una ri-lettura,una reinvenzione, una traduzione del mondo immaginario dell'autore nel proprio.
E così chi assiste a una qualsiasi messa in scena incontra non tanto le immagini dell'autore, ma le proprie. E questo è quello che Hillmann chiama "...il fare anima". E l'importanza del linguaggio poetico è il suo attivare, attingere immediato alle immagini dell'anima. E così il dovere dell'interprete è di rendere muto il suo Io. Non c'è luogo più sacro di quello dove un insieme di persone, in silenzio partecipano al rito del racconto. Ognuno di noi riconosce se stesso, in profondità. Ogni minuto passato è ricchezza data dall'attenzione verso il "dentro" di se stessi.Tempo speso in riflessione, che porta alla conoscenza, alla comprensione. Attivare la percezione, le sensazioni, le suggestioni che vengono sollecitate dai segni , dalle forme della creazione artistica rende ognuno di noi più sensibile e ricettivo. Pronto a riempire di significato, di senso anche la sua vita civile. A non fermarsi all'analisi superficiale delle cose, dei fatti, delle relazioni. Non sto parlando di "cultura" che ha per me il valore di "ciò che è o che è stato". Ma di materiale per noi, esseri umani ,in continuo cambiamento. Pensanti, riflessivi e quindi più forti e fiduciosi nella nostra capacità di giudizio...”