Carnet - Marzo 2000
C'è un immagine che nella vita, sempre, mi ha colpito. I capelli bianchi, disordinati, arruffati…gli occhi divertiti…la linguaccia a sberleffo. Una vitalità infinita che traspariva violentemente da un uomo che si chiamava Albert Einstein.
La sua formula E=MC² era per me, razionalmente, incomprensibile.
Eppure percepivo, in maniera confusa, che quella formula e quell'uomo
mi attraevano. La fisica e il mondo dell'arte. La fisica e il mondo del
teatro, della letteratura. L'immaginazione…questa era la
chiave di accesso, la parola magica che univa i due mondi."
Il mondo non visto ma colto in una visione". Ho cominciato a passare
ore nelle librerie. La mia curiosità mi guidava come il filo di
Arianna. Leggevo libri che mi rimandavano ad altri libri e mano a mano
che mi avventuravo in questo viaggio nella fisica moderna scoprivo quanto
fosse intimamente importante per il mio essere e per il mio essere nel
mondo e parte di esso. La " teoria della relatività"
crea una crepa nel dogma della fisica meccanicistica Newtoniana e l'essere,
il mondo, l'universo, l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo,
diventano materia pulsante, viva, energia che prende forme sempre diverse
che si rigenerano, mutano. La sua " teoria" spazza via le certezze
razionali, ferme, e impone una "relazione" che pone ciascuno
di noi come parte attiva di ogni fenomeno. E' il "caos che
genera la stella danzante". Ed è l'impossibilità
di dimostrare la sua stessa teoria con i simboli e i segni che la nostra
mente conosce a dare all'immaginazione e alla percezione un valore umano
assoluto. TIME scrive di lui: La sua percezione della realtà ha
cambiato la realtà. Ho sempre pensato che un'opera d'arte, l'interpretazione
di un testo, l'ascolto di una musica, la relazione tra esseri umani trovassero
la loro autenticità nella percezione di una loro realtà
interiore, di un loro senso intimo, dell'ombra dietro e dentro le cose.
Come non appassionarsi quando a Michelangelo, che definisce "l'immagine
del cor" la sua fonte di ispirazione, risponde 500 anni dopo
un fisico sub-atomico, Heisenberg con queste parole "la chiave dell'assoluto
che la scienza non riuscirà mai a raggiungere per i limiti organici
della mente indagatrice viene svelata dalla grande Arte. La chiave
dunque soltanto l'intuizione artistica la può possedere perché
l'arte comprende dall'interno. Dall'interno di sé.