Flaubert dichiara che Madame Bovary è trattata alla stregua
di un albero o di una sedia, senza la compassione romantica per la sua
eroina. Non c'è in questa affermazione il dramma della donna occidentale
che vive solo nella misura in cui è guardata da un uomo? E
lei non si è sentita guardata senza compassione dalla scrittura
di Flaubert?
Io sono dell'idea che il patetismo e il romanticismo sono un filtro difettoso
per guardare la realtà. Lo sguardo impietoso a volte è necessario.
Emma rimane incinta e sogna nel figlio maschio la libertà e l'avventura
che lei non ha mai avuto. Quando la levatrice dice che è femmina
lei sviene. In poche parole Flaubert ha fotografato il dramma. È
impietoso, terribile. Ma è questo lo sguardo tragico e grande della
letteratura. Emma si infanga il vestito per andare all'appuntamento con
Rodolfo. Quanto fango abbiamo attraversato per avere uno di questi sguardi?
Il fango è necessario per penetrare dentro le cose, dentro la natura
più nera, altrimenti non c'è catarsi. La donna che è
disposta ad imbrattarsi nel fango segna la fine del regno delle bamboline.
È un processo di crescita utile anche per gli uomini che hanno
bisogno di donne vere, di compagne che possono ricambiare i loro sguardi.
Perché non si può vivere sempre in guepiere per un uomo.
Nella sua biografia si sono sempre ricordati i suoi maestri,
i suoi mentori: Strheler, Gabriele Lavia... Ma quali sono state le figure
femminili che l'hanno aiutata a crescere?
Mia madre. Era una donna di carne, di sangue e di terra. Viveva
il suo essere separata senza sensi di colpa e la sua femminilità
senza l'imminenza del disastro. "La vita va avanti" era solita
dire. E poi Valentina Cortese. Mi ha insegnato ad essere radicata
nella realtà. Era mia madre nel Giardino dei ciliegi. Arrivava
puntuale, lavorava senza mai lamentarsi, aiutava a montare i proiettori.
Alla prima di Madame Bovary, finito lo spettacolo, mi ha trascinata nel
camerino, si è tolta il turbante, le sue piume e mi ha asciugato
i capelli con premura, per non farmi ammalare.
Se ironicamente dovesse scegliere un tipo di bambola, quale le
piacerebbe rappresentare in questo momento?
Una matrioska.
Lo spettacolo è stato un successo. Anche il pubblico della piccola
città di provincia, raccolta come una conchiglia all'ombra dei
campanili, ha reagito con generosità a Monica Guerritore che faceva
urlare il piccolo popolo della sua anima, dalle gole più profonde,
immersa in una scenografia di acqua sporcata, di vero fango, da cui si
risorge, però, come avviene il miracolo, dopo i giorni più
spenti, della fioritura dei fiori bianchi, con gli ovari appena imburrati
di miele. Perché le donne vere, di sangue e di carne, risorgono.
Le bambole fanno fatica a scrollarsi di dosso gli angoli retti.
Fine.