“...Do un bacio a Lulù. Con la testolina riccia e bionda, uguale al suo papà, sbircia con gli occhietti "rabbiati"(come dice lei), tra il lenzuolo e il cagnolino di pezza giallo. So cosa vuole, che le lasci al luce accesa vicino al comodino...
…se proprio DEVE andare a dormire: cosa che puntualmente faccio, e esco dalla stanza seguita dal suo sguardo fisso. La buonanotte potrebbe durare all'infinito con lei. Ogni distacco è un piccolo addio, le si gonfia il viso dall'emozione e si commuove della sua stessa commozione….come mi riconosco in tutto questo. Ed entro nella camera di Maria la quale dall'alto dei suoi dodici anni (Lucia invece ne ha 8) considera un gran privilegio (oltre che un piccolo dispetto) poter andare avanti a leggere quando l'altra deve dormire. E' capace di leggersi un libro in un giorno...spazia dai "piccoli Brividi" all'Alchimista, passando per "Il mondo di Sofia"...purchè sia leggere, farsi portare altrove, interiormente, intimamente. Devo sfilarle il libro dalle mani quando diventa davvero troppo tardi. Ricordo che da piccola nascondevo una pila sotto le lenzuola per continuare a leggere dopo che mia madre spegneva la luce. Riaccenderla sarebbe sembrata una sfida...la pila, invece era una piccola rivolta che non offendeva la sua autorità, ma che permetteva a me di andarmene in altri luoghi. Anche Maria lo fa. L'altro giorno spostando il letto, ho trovato la pila. Nella lettura, nel teatro, nel cinema nelle storie degli altri, nei miti, ma soprattutto nell'amore, io ho sempre cercato "altro". "Buonanotte Maria" e le sorrido. Sono appena tornata per il riposo settimanale, e mi preparo per la notte, ascolto i miei rumori. La vestaglia sul divano, il tappo del dentifricio appoggiato sulla mensola di marmo, l'acqua che scorre… Lo so che loro, nei loro lettini, ascoltano questi rumori che, segnano la mia presenza...Gli stessi che mi accompagnavano nel sonno quando io ero piccola. E' come un tuffo nel futuro. Rimarranno i rumori...di sera… "Non dormi ancora, vero mamma?" mi grida Maria dalla sua stanza. "No, amore, leggo!" E si riappropria di me, dopo le assenze, di sua madre...”