Avevo questo libro sulla scrivania da così tanto tempo. Ogni tanto aprivo a caso, leggevo una pagina,e lo richiudevo…”troppe cose che non capisco, troppo colto” Pensavo. Poi un giorno (me lo ricordo come fosse oggi) l’ho preso in mano, mi sono seduta, e ho cominciato a leggere…a caso…Ricordo ancora le prime frasi, erano a metà del libro..”... E’ peggio restare nel luogo cui non si appartiene che vagare sperduti alla ricerca dell’affinità di cui si ha bisogno. Non è mai un errore cercarla…” Parlava (sono andata poi a vedere) della fiaba del Brutto Anatroccolo. Intitolava quel paragrafo “L’Esilio come Grazia”. Era arrivato per me il momento giusto per quel libro. Matita in mano, sottolineando tutto quello che non volevo scivolasse via da una semplice lettura, me lo sono messo dentro il cuore. E sento ancora la forza che giorno dopo giorno mi dà. E sarà da quel libro che con Sepe partiremo per il prossimo spettacolo. Da quella forza ritrovata.